Nel 1925
in
Italia erano attive tre industrie che producevano supporti sensibili
alla luce, la Cappelli, la Tensi e la FILM; la produzione di ognuna
di queste aziende aveva dei punti di forza ma, in egual misura,
ognuna aveva dei punti deboli.
La Cappelli, come sappiamo la
più
antica delle tre, era specializzata nella produzione di lastre
sensibili in vetro ed era al culmine della propria storia
industriale; nel 1921 Michele Cappelli, il sessantasettenne titolare
e fondatore dell'azienda, era stato nominato Cavaliere del Lavoro e
nel 1926 la società aveva toccato il massimo nella
quantità di
lastre prodotte con una superficie totale di 160.000 metri
quadri.
Nel 1926 la Cappelli produceva supporti
con almeno 11
tipi diversi di emulsioni sensibili, in alcuni casi con
caratteristiche molto particolari come ad esempio le lastre per climi
caldi (etichetta Avana) in cui venivano usate particolari miscele di
gelatine, che non rammollivano con le alte temperature, e le nuove
lastre pancromatiche; i formati disponibili erano 16-17 per ogni tipo
di emulsione (da 4,5x6 cm a 30x40 cm) per un totale di quasi 150 tipi
diversi di lastre sensibili.
Le lastre
Cappelli erano tra le più conosciute, apprezzate ed usate
dai
fotografi italiani, amatori e professionisti, erano presenti nei
cataloghi dei più importanti commercianti nazionali di
materiale
fotografico (Ganzini, Capitani ed altri) ed erano anche esportate con
successo in vari paesi.
Molti erano quindi i punti di forza di
questa azienda ma erano presenti anche più punti di
debolezza.
Il più importante era legato
al tipo di materiale
usato per le lastre ossia il vetro che stava perdendo terreno nelle
preferenze di fotografi e fabbricanti di apparecchi fotografici a
vantaggio dei prodotti realizzati in celluloide e acetato di
cellulosa, sia pellicole in rullo che pellicole piane.
Se, ad
esempio, confrontiamo il catalogo Ganzini del 1915 con quello dello
stesso commerciante del 1926 possiamo riscontrare nei fatti questa
tendenza: infatti su un totale di 77 fotocamere descritte 58
utilizzavano le lastre (il 75% ca.) mentre 19 utilizzavano la
pellicola in rullo (il 25%); nel catalogo del 1926 su un totale di 54
fotocamere censite 30 utilizzavano lastre (la percentuale scendeva al
55%) mentre 24 usavano la pellicola in rullo (la percentuale
aumentava al 45%).
Confrontando gli stessi cataloghi si
poteva
notare un aumento della percentuale di fotocamere a lastre in grado
di accettare anche Filmpack (dal 74% del 1915 al 93% del 1926) e
soprattutto una drastica diminuzione degli apparecchi a pellicola in
grado di usare anche lastre (dal 47% del 1915 al 8% del 1926).
Per favorire
l'uso delle lastre tra i fotografi vennero inventati anche degli
speciali telai da applicare agli apparecchi ed in grado di accogliere
lastre confezionate in appositi pacchi a tenuta di luce, simili ai
Filmpack per pellicole piane in celluloide; in particolare nel 1921
venne proposto il Plattenpack e nel 1925 venne presentato il Piller
Plattenpack che in Italia utilizzava lastre Cappelli.
La Tensi
nel
periodo preso in esame aveva un listino-prodotti più vario
di quello
della Cappelli comprendente lastre, pellicole, piane e in rullo, e
carte; queste ultime erano il prodotto fotografico per cui la casa
milanese era più nota ed apprezzata tra i fotografi italiani
e di
questo stesso prodotto la Tensi era rimasto anche l'unico produttore
nazionale.
Con le proprie carte la Tensi era in
grado di competere
per varietà di emulsioni, di supporti e di formati con le
più
importanti case produttrici estere offrendo al fotografo un prodotto
sempre fresco, perchè prodotto in Italia, ad un prezzo
inferiore a
quello dei prodotti d'importazione.
La Tensi fin dal 1922 era in
grado di produrre pellicola cinematografica ed in rulli evidentemente
utilizzando celluloide di provenienza estera, successivamente
seguì
la produzione di pellicola piana (portrait) e di Filmpack.
Un
impegno tecnico ed economico considerevole con grandi investimenti
come dimostrato dall'aumento più volte reiterato del
capitale
sociale dell'azienda che passò dai 6.250.000 di lire del
1922 ai 10
milioni di lire del 1925 per arrivare fino ai 20 milioni di lire del
1928; restava comunque il punto debole dovuto alla dipendenza da
altri per l'approvvigionamento di celluloide.
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1925

funzionamento
del Piller Platten Pack
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