FOTOCAMERE  ITALIANE  1946-1964
ITALIAN  CAMERAS  1946-1964
1960

    Dalla lettura delle riviste fotografiche del 1960 si ha la sensazione che quello fu un anno di transizione, relativamente tranquillo.

    L'industria fotografica giapponese lavorò ad un consolidamento della propria posizione nel mercato europeo ed italiano puntando non su grandi novità ma sul perfezionamento di modelli già conosciuti dai fotografi: tra le fotocamere nipponiche presentate in quell'anno c'erano la Pentax H2, la Petri Penta, la Konica F, la Yashica Pentamatic, la Canon VII, la Komaflex S (reflex 4x4). 
    In Italia persisteva la difficoltà a reperire tutti i modelli di apparecchi fotografici fabbricati in Giappone a causa della restrittiva legislazione sulle importazioni da quel paese e quindi anche per le fotocamere giapponesi iniziarono gli ingressi di contrabbando.

    L'industria fotografica della Germania Occidentale rispose puntando ancora verso l'automazione dell'esposizione, anche in questo caso i modelli nuovi fabbricati furono pochi mentre abbondarono le versioni migliorate di modelli già visti ed apprezzati, per quell'anno possiamo citare le Agfa Ambiflex e Optima III, le Zeiss Contarex, Contessa Matic, Contina Matic, Continette, Tenax e Symbolica, la Kodak Retina Automatic III, la Voigtlander Vito CL.

    Per le pellicole a colori si assistette ad una offensiva della Kodak che presentò la nuova invertibile Ektachrome E3 con sensibilità di 160 ASA; la Ferraniacolor anche se migliorata era ancora imperfetta, con una visibile dominante verde-azzurra. 
    In generale aumentò ancora l'uso del colore, i costi rispetto al bianco e nero erano ancora alti anche se in calo; le stampe su carta oltre al costo avevano una resa dei colori poco soddisfacente.

    Come sempre l'industria fotografica italiana cercava di mantenersi uno spazio nel settore delle fotocamere economiche dove la concorrenza straniera era minore ed alla Fiera di Milano erano in esposizione alcuni nuovi apparecchi: la Bencini Koroll 24S, la Ferrania Lince 2, la Sede Kelvin Royal; erano presenti anche le fotocamere giapponesi, della Germania Est e dell'Unione Sovietica.

    La Photokina di Colonia era sempre più grande ma le novità presenti furono poche, era diventato più un luogo di incontro tra operatori del settore, dove concludere accordi ed affari, venne tra l'altro deciso che la Fiera avrebbe avuto in futuro una cadenza triennale; una delle poche novità fu l'italiana Durst Automatica che seguiva la moda germanica dell'automazione, per dovere di cronaca citiamo anche le Ferrania Electa I e II che però erano Made in Germany.

    Ma le fotocamere giapponesi erano veramente convenienti? 
    La risposta non era facile, sicuramente la loro presenza teneva bassi anche i prezzi degli apparecchi tedeschi il cui costo era invariato rispetto al 1959, anche se molto dipendeva dalle politiche commerciali dei singoli rivenditori.

    Cosa rimaneva nel 1960 dell'industria italiana di fotocamere per dilettanti? 
    Erano sicuramente ancora attive la Bencini, la Closter, la SEDE, la Ferrania, la Durst, la Galileo, tra queste solo le prime tre avevano come unica attività la produzione di apparecchi fotografici mentre le altre avevano forti interessi in altri settori: la produzione di materiale sensibile, di attrezzature per sviluppo e stampa, di apparecchi scientifici.


VOCI DALLA FIERA DI MILANO

DURST
AUTOMATICA

SEDE
KELVIN ROYAL

FERRANIA
LINCE 2

BENCINI
KOROLL 24 S


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