Nel 1970 la
Sylvania presentò un nuovo tipo
di lampada lampo denominata MAGICUBE, che in pratica assomigliava al
cuboflash
ma non necessitava per l'accensione della corrente fornita dalle
pile.
Infatti
l'accensione della lampada era provocata dall'urto di una molletta
metallica
presente nello stesso magicube e che veniva azionata
dall'apparecchio
fotografico.
Il vantaggio di questa lampada lampo era nella
eliminazione della
presenza delle batterie nell'apparecchio che potevano, a causa
di una cattiva
manutenzione. provocare fenomeni di corrosione a volte
così gravi da rendere
l'apparecchio inutilizzabile.
Questo nuovo tipo di lampada lampo
necessitava di
un attacco specifico e non poteva essere usata sugli
apparecchi con attacco
per cuboflash.
La Bencini pertanto iniziò la
produzione di
una serie di
fotocamere adatte ad utilizzare il magicube caratterizzate dalla
presenza di
una X nel nome: la prima ad essere presentata fu la Comet 404
X nel
1972. L'aspetto, le
dimensioni, la modalità d'uso di
questo nuovo apparecchio
erano praticamente le stesse della Comet 404, le uniche differenze
erano nel diverso
attacco per le lampade flash e nella mancanza del vano per le
batterie.
Per
diversi anni, almeno fino al 1977, i due apparecchi convissero
tranquillamente
nei listini Bencini.
Gli
altri apparecchi della 2^ serie:
Nel 1973 iniziò la
vendita della Comet 505 X in
cui per la prima volta un apparecchio Bencini montava un
esposimetro al
selenio che aveva il compito di regolare automaticamente il diaframma
entro valori
per altro non dichiarati dal costruttore.
Inoltre nel mirino appariva
un
segnale (una piccola lancetta) di colore rosso quando la luce
era insufficiente
per fotografare senza l'uso del magicube.
L'obiettivo venne migliorato
e la
luminosità venne portata a 1:8.
Nel
1976 ca venne presentata la Comet 200 X, un
apparecchio molto semplice,
simile alla Comet 200, con diaframma unico e privo di qualsiasi
automatismo.
Anche in questo caso le due Comet 200
convissero nei listini
Bencini fino al
1977.
Nel 1976 ca
iniziò la produzione
anche della Comet 455 X che aveva le
stesse caratteristiche tecniche
della Comet 404 X ma era più robusta dal momento
che il dorso ed il frontale
erano in metallo.
Come nella 505 X l'obiettivo era migliorato e con
luminosità
1:8
Nel 1977 venne
alla luce la Comet
555 X che aveva le stesse caratteristiche tecniche della
Comet 505 X,
ovvero esposimetro al selenio per la regolazione del
diaframma, segnale rosso
nel mirino per illuminazione insufficiente e obiettivo migliorato con
luminosità 1:8
Anche questo apparecchio era stato
irrobustito con dorso e
frontale in metallo: in questo caso il nuovo modello
sostituì il vecchio e la
Comet 505 X uscì di produzione.
Nel
1978 venne presentata la Comet 126 X,
un apparecchio in cui la
prima cosa che si faceva notare era il diverso disegno del
frontale e la
diversa posizione del pulsante di scatto
Di questo
apparecchio si sono potute
osservare alcune varianti che differiscono tra loro sia per il
diverso colore
(vedi tabella) che per le diverse caratteristiche tecniche: ci
sono infatti
modelli con diaframma unico ed altri modelli con la
possibiltà di scegliere
tra 4 possibili diaframmi (vedi tabella)
Questi sono i
modelli Bencini per caricatori
Kodapak della 2^ serie (
con la X nel nome) che sono riuscito a censire, ma non posso
escludere che ne
possano esistere altri, prodotti soprattutto per i mercati
esteri.
La
Comet 404 X venne prodotta per circa 8 anni (1972-1979), più
brevi le “vite”
degli altri modelli: 5 anni la Comet 505 X (1973-1977), 4 anni la Comet
200 X e
la Comet 455 X (1976-1979), 3 anni la Comet 555 X (1977-1979)
e probabilmente
solo 2 anni la vita della Comet 126 X.
Questi apparecchi furono sicuramente venduti anche
all'estero, in
particolare in Gran Bretagna ed è possibile ritrovare
modelli in cui è presente
il nome del distributore per quel paese ovvero la catena di farmacie
Boots; sui
mercati esteri alcuni modelli potevano assumere anche
denominazioni
differenti.
Dal punto di
vista collezionistico questi
apparecchi sono comuni, poco ricercati e di scarso valore
economico.
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