Nel
1972 la Kodak rivoluzionò per la seconda volta il settore
delle fotocamere
economiche presentando alla Photokina di Colonia gli
apparecchi POCKET
INSTAMATIC.
Era in pratica il sistema già
collaudato con successo nelle
fotocamere Instamatic del 1963 con la differenza che la pellicola
utilizzata,
denominata formato 110, era molto più stretta di
quella del formato 126 ed il
negativo che si otteneva era di soli 13x17 mm; il risultato fu di avere
caricatori e quindi apparecchi molto più piccoli e
leggeri.
D'altra parte il
notevole miglioramento avuto nelle prestazioni delle pellicole
consentiva di
ottenere anche da negativi così ridotti delle stampe di
qualità
accettabile.
Alla
Photokina del 1974 la
Bencini presentò la Comet 310, un
apparecchio per caricatori formato
110. Si trattava di un apparecchio in metallo dalla forma
molto appiattita,
simile a tutti le fotocamere di questo tipo, poco più grande
di un pacchetto di
sigarette.
Nel
1975 alla Comet 310
venne affiancata un altro apparecchio più semplice
per completare la famiglia
per caricatori 110 e cioè la Comet 210.
Nel
1976 la Philips inventò un nuovo tipo di lampada
lampo denominata FLIP- FLASH
e formata da 8 lampade collegate in due serie di 4, l'accensione delle
lampade
avveniva per mezzo di fenomeni piezoelettrici.
Il fenomeno
piezoelettrico non
era una scoperta recentissima e consisteva nel fatto che alcuni
materiali
quando vengono sottoposti a sollecitazioni meccaniche, come ad
esempio una
pressione, generano una piccola corrente elettrica.
In questo caso
l'elemento
piezoelettrico era un piccolo cubo di materiale ceramico situato
all'interno
della fotocamera che subiva una sollecitazione meccanica a
seguito della
pressione sul pulsante di scatto
Anche in questo caso, come
per il magicube,
non era necessaria alcuna alimentazione esterna con pile. Ovviamente
l'innesto
per questa nuova lampada lampo era differente da quello per il magicube
e nel
1976 la Bencini iniziò la produzione di una nuova serie di
apparecchi per
caricatori formato 110 adatti all'uso del Flip-flash.
L'aspetto
generale e la
disposizione dei comandi era del tutto simile a quella dei modelli
precedenti
ma vi erano alcune importanti differenze:
- Comet 418 - l'obiettivo era in
vetro da 25
mm /1:4 con la
possibilità di regolare il diaframma tra 6 possibili
aperture comprese tra 4 e
22. Era presente un esposimetro al selenio che indicava su
un'apposita scala
il diaframma corretto da impostare per ottenere foto perfettamente
esposte.
Il
tempo ordinario di otturazione era di 1/100, inserendo il
flip-flash il tempo
si regolava automaticamente a 1/50
- Comet 318 - come il modello
418 ma senza esposimetro al selenio
- Comet 218 - come il modello
318 ma senza
possibilità di regolare il
diaframma.
Nel
1979, seguendo l'esempio della
Kodak, le
fotocamere pocket della Bencini vennero dotate di una maniglia
in plastica per
facilitare la presa, la stessa maniglia era incernierata sul corpo
dell'apparecchio e quando veniva ripiegata sullo stesso diventava una
custodia
rigida.
Le nuove fotocamere subirono anche altre
modifiche
più tecniche, in
particolare erano in grado di riconoscere la
sensibilità della pellicola che
veniva introdotta ( 100 o 400 ASA) ciò grazie alla
presenza all'interno
dell'apparecchio di un pulsantino e alla presenza sul
caricatore 110 di
opportune sagomature
La diversa sensibilità
modificava automaticamente i
parametri con cui l'apparecchio esponeva la pellicola alla
luce (tempi o
diaframmi).
I nuovi modelli erano quattro:
Comet 418 S – Le
caratteristiche fondamentali erano le stesse
della Comet 418, compresa la presenza dell'esposimetro al
selenio e la
possibilità di regolare il diaframma tra 6
possibili aperture.
L'obiettivo era
il solito tripletto in vetro ottico da 25 mm / 1:4
Il tempo di
otturazione era
di 1/200 sia con pellicola da 100 che da 400 ASA, la diversa
sensibilità del
film produceva una variazione automatica di due diaframmi nella lettura
dell'esposimetro; inserendo il Flipflash il tempo di otturazione
scendeva a
1/40.
Comet
318 S – Come nella
Comet 318 in questo modello mancava
l'esposimetro mentre era
mantenuta la
possibilità di regolare il diaframma tra 6 valori
possibili.
L'obiettivo era il
solito tripletto in vetro ottico da 25 mm / 1:4. Il tempo di
otturazione era
automaticamente di 1/125 con pellicole da 100 ASA e di 1/250 con
pellicola da
400 ASA; con il Flipflashil tempo scendeva a 1/40.
Negli apparecchi
già
descritti la scala dei diaframmi riportava sempre in parallelo
una scala con
simboli e distanze per l'uso del flash ( Fig 3, 10 e 13 ), in questo
apparecchio la diversa sensibilità della pellicola
produceva anche la
variazione automatica di un simbolo in questa scala.
Comet 218 S
– In questo apparecchio l'obiettivo era un
tripletto da 25 mm 1/8 ed era possibile regolare il diaframma
tra 4 possibili
valori compresi tra 8 e 22.
Il tempo di otturazione era automaticamente
di
1/125 con pellicole da 100 ASA e di 1/250 con pellicola da 400
ASA; con il
Flipflashil tempo scendeva a 1/40.
Come nella Comet 318 S la diversa
sensibilità della pellicola produceva nella scala
con simboli e distanze per
l'uso del flash la variazione automatica di un simbolo.
Comet 118 S
– Era il più semplice tra
i nuovi modelli: l'obiettivo era un tripletto da 25 mm 1/8 con
diaframma unico
e il tempo di otturazione era automaticamente di 1/125 con
pellicole da 100
ASA e di 1/250 con pellicola da 400 ASA; con il Flipflashil
tempo scendeva a
1/40.
I
modelli 310 e 210 furono commercializzati fino al 1979 così
come i modelli 418,
318 e 218, i modelli 418 S, 318 S, 218 S e 118 S furono
commercializzati fino
al 1984.
Alcuni di questi modelli furono sicuramente
venduti
anche all'estero,
in particolare in Gran Bretagna ed è possibile ritrovare
modelli in cui è
presente il nome del distributore per quel paese ovvero la
catena di farmacie
Boots.
Dal punto di
vista collezionistico questi
apparecchi sono comuni, poco ricercati e di scarso valore
economico.
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