Il
conflitto
mondiale, come ovvio, aveva congelato tutti gli studi e gli
investimenti non militari e quindi alla fine della guerra il mercato
dei supporti sensibili per la fotografia a colori non era cambiato e
restava saldamente in mano alle aziende francesi ed inglesi, in
particolare alla Lumiere che, dopo la fusione con Jougla, era ora
denominata U.P.I. - Union Photographic Industrielle.
Questa
supremazia sembrava destinata a durare a lungo dal momento che la
Germania, sconfitta nella guerra, viveva un momento di grave
confusione sociale e crisi economica; scriveva il Progresso
Fotografico dell'agosto 1919:
“Le
condizioni dell'industria fotografica tedesca. A quanto leggiamo
nella rivista fotografica svizzera Photographie ed a quanto ci
è
dato di sapere da informazioni recenti ricevute, l'industria tedesca
di materiale per fotografia, che era prima della guerra così
fiorente, si trova oggi in grave crisi.
Tale
crisi deriva specialmente dal fatto che mentre il mercato mondiale
è
stato appena aperto alla industria tedesca e le richieste non possono
essere in principio che minime, l'industria ha dea combattere con
eccezionali esigenze da parte del personale operaio, che impediscono
a molte industrie di riprendere una produzione
remunerativa....
In
ogni modo nessuno dubita che l'industria tedesca troverà,
prima o
dopo, la forza per vincere tutte le avversità, e i nostri
industriali devono preparasi a sostenere la concorrenza che non
potrà
peraltro essere più quella di prima della guerra.”
Parole
profetiche quelle di Namias poiché già pochi anni
dopo i prodotti
tedeschi ritornarono prepotentemente sui mercati di tutta Europa
grazie ai prezzi molto convenienti dovuti alla svalutazione della
valuta (il marco) che penalizzava fortemente il mercato interno ma
aiutava grandemente le esportazioni.
Il mercato italiano fu uno di
quelli maggiormente interessato da questo fenomeno a causa della
debolezza dei pochi produttori nazionali; si poteva leggere su una
rivista francese:
“Italia. Concorrenza tedesca
nell'industria di prodotti fotografici. I prodotti tedeschi stanno
rapidamente riconquistando il posto occupato prima della guerra, qui
vogliamo in primo luogo segnalare i prodotti fotografici. Le
marche inglesi, americane e francesi che per qualche tempo ancora
figuravano nelle vetrine dei commercianti sono ora completamente
scomparse e i produttori italiani di lastre e di carte si lamentano
amaramente della situazione e dell'impossibilità di lottare
contro
la produzione tedesca”. (L'Informateur de
la Photographie –
settembre 1921)
Intorno al
1920 anche l'industria fotografica della Germania entrò
nella
ristretta cerchia dei produttori di supporti sensibili per la
realizzazione di immagini a colori; così il prof. Namias
scriveva
sul Progresso Fotografico del luglio 1921:
“Le nuove lastre
a mosaico Agfa. L'Actien
Gesellschaft
für anilin Fabrikation
di Berlino
ha testè messo in commercio con il nome di Agfa
Farben-Platten delle
lastre a mosaico delle quali abbiamo potuto averne una scatola grazie
alla cortesia della ditta Lamperti e Garbagnati.
L'esame al
microscopio del mosaico di queste lastre mostra che esso è
molto
simile a quello delle Autochrome. I grani hanno tutto l'aspetto dei
geani di fecola del mosaico Lumiere.
Un esame un po' più accurato
mostra peraltro che mentre ogni grano delle Autochrome è
separato
dai grani vicini da un lievissimo involucro scuro, nel mosaico Agfa i
grani sono a contatto....senza interstizi trasparenti o neri.
Se si
osserva la dominante dei due dei due mosaici si nota che il mosaico
Agfa ha una dominante alquanto rossa, mentre il mosaico Lumiere tende
più al color neutro.
Ciò lascia subito comprendere
che lo stesso
filtro compensatore non potrà servire per le due categorie
di
lastre. Del resto l'uso di queste lastre è perfettamente
analogo a
quello delle Autocrome.”
Testi vari per approfondimenti
da
Il Progresso Fotografico agosto 1919
da Il Progresso
Fotografico luglio 1921
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pubblicità 1911
confezione di lastre agfacolor a mosaico
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