Una
trattazione particolare meritano i prodotti della società
tedesca
Agfa che nei primi anni del 1930 si impegnò a fondo nel
settore
della fotografia a colori per dilettanti mettendo in commercio vari
supporti sensibili tutti però riconducibili ai sistemi
già
descritti precedentemente cioè pellicole a mosaico e
pellicole
lenticolari.
Spesso leggendo qua e là
testi che trattano di
questa produzione non sempre le informazioni che si trovano sono
chiare ed esaurienti e non è facile districarsi
tra i vari tipi di pellicola anche perchè l'azienda
utilizzava per
indicarli un solo nome: Agfacolor.
In quel periodo la società
Agfa curava la pubblicazione in Italia di una rivista intitolata
“Note Fotografiche” e nel numero di Ottobre del
1932 era presente
un articolo molto esplicativo riguardo la produzione sopracitata:
“In questi ultimi anni abbiamo
assistito a molti progressi e perfezionamenti nel campo fotografico;
….. Infine ci troviamo di fronte ad un nuovo capitolo della
storia
della fotografia: la fotografia a colori.
Ciò che finora era
riserbato ad una piccola cerchia di fotografi progrediti
…... entra
nel dominio di tutti i dilettanti, perchè l'Agfa mette in
commercio
il film a colori sotto molteplici forme.”
Nella prima
parte dell'articolo si parlava della pellicola Agfacolor a
mosaico usata in fotografia:
“Le
lunghe esperienze nella fabbricazione delle lastre a colori Agfa
hanno portato alla creazione del film Agfacolor: Rollfilm, filmpack e
film rigido. Sul celluloide si trovano distribuiti l'uno accanto
all'altro i poligoni del mosaico, del diametro di 10-15 millesimi di
millimetro. Nei colori rosso, verde e azzurro.
Il film a colori si
adopera come la lastra a colori, cioè impressionandolo
“di
dietro”; vale a dire, la luce cade dapprima sul supporto di
celluloide, poi sul mosaico e da ultimo sull'emulsione. Questa
naturalmente è pancromatica, di massima finezza ed inoltre
ultrasensibile.
Come
nelle lastre a colori Agfa, così anche sulle pellicole
l'immagine
deve risultare positiva, o più precisamente l'immagine
dev'essere
invertita. Il processo è il medesimo come quello della
lastra a
colori.... Dopo essiccata l'immagine si custodisce in una cornicetta
di celluloide poco infiammabile. Sotto questa forma l'immagine
può
essere osservata nell'apposto specchio oppure in proiezione sullo
schermo.
Si fabbricano per ora rollfilm per tutti
gli apparecchi
6x9, filmpacks 6x9 e 9x12, films rigidi 9x12 e 13x18. Nelle
fotografie all'aperto..... si deve usare il solito schermo
compensatore per lastre a colori.”
Nella
seconda parte dell'articolo si parlava invece della pellicola
Agfacolor lenticolareusata nella cinematografia:
“La cinematografia a colori è altrettanto
semplice come lo era finora la solita cinematografia da dilettanti:
si mette davanti all'obiettivo il filtro Agfacolor, si fa marciare
l'apparecchio e si spedisce il film Agfacolor all'Agfa come si faceva
finora.
Il processo si basa in sostanza sul
metodo
Berthon-Keller-Dorian perfezionato con una serie di invenzioni e
miglioramenti. La scomposizione della luce nei tre colori rosso,
verde e azzurro avviene mediante un filtro davanti all'obiettivo.
Questo filtro consta di tre strisce rossa, verde e azzurra incollate
l'una accanto all'altra; esso scompone tutta la luce nei tre colori
fondamentali.
Sul
dorso della pellicola – larghezza 16 mm – che si
trova
nell'apparecchio con il celluloide rivolto verso l'obiettivo, esiste
un sistema di lenti microscopiche. Queste riproducono l'immagine
colorata dell'obiettivo sullo strato pancromatico del film.
Il film
cinematografico, dopo l'inversione, non è colorato, ma
semplicemente
bianco e nero; il dorso di celluloide ha una lucentezza serica,
dovuta alle finissime lenti disposte in linee parallele. I colori si
formano solo mediante la proiezione di questo film in unione al
caratteristico filtro colorato.”
Testi vari per approfondimenti
da
Note Fotografiche ottobre 1932
da
Note Fotografiche agosto 1934
|
da catalogo Agfa 1934
schema Agfacolor a mosaico
schema pellicola lenticolare Agfa
filtro per pellicola lenticolare Agfa |