Nel 1964
le
novità più importanti non furono tecniche ma
commerciali con una
serie di acquisizioni e fusioni ad opera di alcune tra le
più
importanti industrie fotografiche attive nella fabbricazione di
pellicole ed altro materiale sensibile.
La svizzera Ciba
aveva acquistato Telko, Lumiere e Ilford e l'americana Du Pont la
Adox, nel 1964 attraverso fusioni e acquisizioni si formò un
gruppo
che comprendeva Agfa, Gevaert, Perutz e Leonar; nello stesso anno
l'americana 3M acquistò l'italiana Ferrania.
I motivi di tutte
queste novità andavano ricercati nella necessità
di mantenere
sempre vivo il mercato fotografico che per continuare ad espandersi
aveva bisogno di continue novità e di conseguenza di
importanti
investimenti che solo grandi gruppi industriali potevano fare.
Piccole
novità
anche nella Germania Est dove nasceva il marchio Orwo, nuovo nome per
la produzione della ex fabbrica Agfa di Wolfen, ed in Italia con la
costituzione dell'Associazione Esclusivisti Prodotti Fotocineottica
Giapponesi.
La Germania
era ancora il maggior produttore mondiale nel settore ottica e
meccanica fine con il 40% (27% nella Germania Ovest) seguivano USA
(15%) e Giappone (10%); la penetrazione dei prodotti giapponesi nel
mercato fotografico tedesco era scarsa (3-4%) ma alcune aziende
germaniche iniziarono ad acquistare obiettivi dal Giappone per le
proprie cinecamere (es Braun) riconoscendo di fatto la bontà
di tali
manufatti.
In Italia un sondaggio del Reader's
Digest rivelava
che le preferenze dei fotografi erano ancora a favore del prodotto
tedesco con il 36% degli intervistati ma le attrezzature giapponesi
seguivano a ruota con il 22% dei favori, sceglieva le fotocamere e
gli obiettivi nipponici chi non poteva spendere e si accontentava di
una disponibilità limitata e di una assistenza imperfetta;
era
sempre fiorente il contrabbando su tutto il materiale fotografico
d'importazione.
Intanto in Giappone calava la domanda
interna di
fotocamere completamente automatiche mentre aumentava quella degli
apparecchi semiautomatici o con automatismo disinseribile; andava
bene la richiesta per le fotocamere subminiatura (18x24) e gli
apparecchi reflex monoobiettivo con otturatore a tendina.
Nel
settore
delle fotocamere economiche stava spopolando la Kodak con i suoi
apparecchi Instamatic per caricatore Kodapak, per il lancio del nuovo
prodotto la società americana aveva prodotto 3 milioni di
apparecchi
che erano andati esauriti in poche settimane.
Nei primi mesi del
1964 la Agfa presentò il Sistema Rapid, con fotocamere ed un
caricatore per pellicola 35 mm appositamente studiato, per cercare di
combattere lo strapotere Kodak il quel mercato, si unirono all'Agfa
anche altri importanti produttori europei: Adox, Balda, Bilora,
Braun, Dacora, Ferrania, Gevaert, Ilford, Perutz, Regula, Rollei,
Voigtlander, Zeiss.
Le aziende giapponesi preferirono non
schierarsi e salomonicamente producevano fotocamere sia per Kodapak
che per Rapid.
Poche le
novità tra le fotocamere: la Voigtlander Vitrona (con flash
elettronico incorporato), la Konica Domirex (reflex con specchio
semiriflettente), finalmente entrò in produzione la Pentax
Spotmatic
(esposimetro CdS dietro lo specchio) forse anche a causa della uscita
della Alpa 9d che disponeva di un simile sistema
esposimetrico.
Nel settore cinematografico la Kodak
ancora una
volta presentava un nuovo formato, il Super 8.
Alla
Fiera di
Milano poche le novità nazionali che erano in mostra: la
Ferrania
Zephir 2, la Derby e la Sprint della Nuova Closter; fuori dal coro la
Boniforti e Ballerio presentò la Linear.
Con la vendita della
Ferrania agli americani l'industria fotografica italiana era
ridotta al lumicino, a rappresentarla restavano ancora la Bencini e
poche altre aziende con produzioni soprattutto dedicate ai
professionisti
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