Nel 1958
continuava l'espansione del mercato fotografico in Italia, mentre i
commercianti continuavano con le loro lamentele e cercavano di
ostacolare in tutti i modi l'apertura di nuovi punti
vendita.
In Germania Occidentale il governo
emanò una
legge per cercare di frenare il contrabbando; i produttori erano gli
unici che potevano fissare il prezzo di vendita al pubblico, gli
sconti ed i premi per i rivenditori e li dovevano comunicare ad un
ufficio federale opportunamente creato insieme ai numeri di matricola
degli apparecchi che erano consegnati ai rivenditori ufficiali: chi
veniva colto a vendere al di fuori dei normali circuiti commerciali
passava delle grane.
I
costruttori
di fotocamere, tedeschi e giapponesi in testa, si orientavano sempre
di più verso la produzione di apparecchi automatici,
ciò per
riuscire ad avvicinare alla fotografia un pubblico sempre
più vasto,
anche quello privo di competenze tecniche; usando apparecchi
automatici chiunque, senza sforzo, era in grado di ottenere foto
tutte riuscite, senza errori.
L'industria delle pellicole spingeva
sempre più verso l'uso del colore; in Italia la Ferrania
iniziò a
vendere la Ferraniacolor con il costo dello sviluppo escluso mentre
in tutte le città nascevano laboratori specializzati nello
sviluppo
e stampa di rulli di emulsioni a colori ed a Milano veniva aperto un
laboratorio ufficiale per il trattamento del Kodachrome che prima
andava spedito all'estero.
Le
industrie
della Germania presentarono numerose novità: apparecchi
reflex 35 mm
con pentaprisma come la Zeiss Contarex, le Zeiss Contaflex Alpha e
Beta, le Agfa Colorflex e Ambiflex, nuovi modelli di Edixa Reflex con
esposimetro, ed anche apparecchi 35 mm a telemetro come la Leica M2,
la Leica Ig, la Kodak Retina IIIS.
Dalla Germania Orientale
arrivò una reflex monoobiettivo con pentaprisma per il
formato 6x6:
la Praktisix.
L'industria giapponese non fu da meno e
negli USA presentò vari modelli di reflex 35 mm con
pentaprisma
(come Miranda Automatic, Asahi Pentax, Topcon R), di apparecchi 35 mm
a telemetro (come Nikon S3, Topcon L, Minolta Autowide) ed altri
apparecchi reflex biottici per il formato 6x6 e 4x4.
L'industria
italiana rispose con apparecchi economici ed alla Fiera di Milano
erano in mostra le Closter Olympic e Princess Record, le Gamma Atom
ed Atlas, la Bencini Comet 35, la Ferrania Ibis 44; in quell'anno
nacque una nuova fabbrica, la SEDE di Roma, con la presentazione di
due fotocamere, le Kelvin Maior e Minor.
Intanto sul
Progresso Fotografico venne pubblicata per la prima volta la reclame di
una fotocamera giapponese, era la Konica III.
In Germania
la Photokina diventava sempre più grande (70.000 mq., oltre
500
espositori di cui 172 stranieri, 200 mila visitatori) con buoni
affari per l'industria tedesca soprattutto negli apparecchi di prezzo
medio e nelle attrezzature per il cinema a formato ridotto.
Era
presente un discreto numero di espositori giapponesi con buoni
prodotti a basso costo, tra le industrie rappresentate si poteva
notare Asahi, Canon, Olympus, Yashica.
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