FOTOCAMERE ITALIANE 1946-1964 |
ITALIAN CAMERAS 1946-1964 |
1961 |
Nel 1961 una pubblicità Ferrania recitava “ 1961 - anno del colore”, ed aveva ragione perchè si può affermare che da quell'anno l'uso delle pellicole a colori iniziò a correre senza più freni. Quali
furono le ragioni che concorsero a determinare tale piccola
rivoluzione? Va inoltre considerato che le nuove schiere di fotografi, per lo più giovani e con poche conoscenze tecniche, si orientarono soprattutto verso l'acquisto di apparecchi automatici con cui fotografare senza porsi molti problemi delegando poi al fotografo di fiducia o ai laboratori specializzati le operazioni di sviluppo e stampa, i nuovi fotodilettanti non avevano nessun interesse per la camera oscura, erano i candidati ideali all'uso delle pellicole a colori che poco si prestavano ad essere trattate in proprio dal fotografo stesso. Il mercato fotografico era in forte espansione ma sul fronte degli apparecchi fotografici non si ebbero grandi novità, sembrava quasi che le industrie tedesche e giapponesi avessero raggiunto un tacito accordo: - le industrie
della Germania Occidentale continuavano
nella produzione di fotocamere automatiche ottenendo risultati
più
che positivi se si considera che ad esempio in due anni la Agfa aveva
prodotto e venduto 500.000 apparecchi Optima; si puntava molto ad
avere alti volumi di produzione in modo da mantenere i prezzi
bassi. - le industrie
del Giappone puntavano invece sui modelli più classici
(telemetro e
biottiche) e naturalmente sulle reflex 35 mm, ad esempio vennero
presentate le Minolta SR1 e SR2, le Canon Canonet e Canon 7 (con
obiettivo f : 0,95) e la Asahi Pentax Spotmatic con un nuovo sistema
di misurazione dell'esposizione dietro l'obiettivo che però
rimase
in quell'anno a livello di prototipo. - Era sempre più attiva ed interessante la presenza sul mercato italiano di fotocamere prodotte in Germania Orientale ed in Unione Sovietica che erano vendute a prezzi molto convenienti. Alla Fiera di Milano non ci furono novità di rilievo, l'unica industria italiana a presentare nuove fotocamere fu la romana Closter con alcuni apparecchi economici, la Standard, la C60 e la C61; nel 1961 la Ferrania invece era molto impegnata nella promozione della sua pellicola per il colore Ferraniacolor. Sulle riviste
fotografiche di quell'anno si aprì un dibattito intorno alla
qualità
delle fotocamere giapponesi, alla fine tutti si trovarono d'accordo
nel dividere gli apparecchi giapponesi in due tipologie: |
VOCI DALLA FIERA DI MILANO |
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