INTRODUZIONE
Quando parecchi
anni fa
mi venne la voglia di scrivere un libro che parlasse delle fotocamere
Bencini, la prima domanda che mi posi fu:-" perché proprio
la
Bencini ?".
La risposta che mi diedi
allora fu -" ha costruito molti apparecchi, io ne possiedo molti
e quindi ho parecchio da scrivere!"-
Mi sembrò una buona
risposta, così cominciai.
Di lì a poco uscì
il libro di
Mario
Malavolti sulle fotocamere italiane che mi mostrò quanto
fossi
ignorante sull'argomento di cui volevo scrivere; che
fare?
Poi
scoprii la Rete, Internet, le Aste su eBay e su altri portali e mi
trovai immerso in un mare di informazioni e di immagini che
cominciai a raccogliere con metodo e a studiare.
Ora a distanza
di parecchio tempo da quell'inizio, ora che sicuramente sono meno
ignorante sull'argomento di cui voglio parlare, non posso
esimermi dal ripropormi la domanda iniziale: - "perchè
proprio
la Bencini?"- Ora la risposta che riesco a darmi è
molto più articolata.
E'
vero, la Bencini
ha
costruito molti apparecchi, ma soprattutto è stata
l'industria
italiana produttrice di fotocamere per dilettanti
più longeva e
seguendo la sua storia si attraversano almeno 50 anni di storia della
fotografia e degli apparecchi fotografici; forse non saranno gli anni
più significativi per quanto riguarda lo sviluppo
tecnico ma
certo sono significativi per quanto riguarda lo sviluppo sociale e
commerciale del mezzo fotografico.
Quando Antonio Bencini
iniziò la propria avventura milanese con la ICAF, alla fine
degli
anni 30, non erano molti gli italiani che possedevano un apparecchio
fotografico, la fotografia era ancora appannaggio delle classi
sociali più agiate e iniziava a diffondersi tra la classe
borghese e
piccolo borghese.
Quando la Bencini SpA
cessò la propria attività, alla fine degli anni
80, si poteva dire
che ogni famiglia italiana possedesse almeno un apparecchio
fotografico, la fotografia era alla portata di tutti, era
diventata un hobby di massa, era talmente "matura" che
già alcune industrie, tra le più
importanti, stavano gettando
le basi di quella che doveva diventare la "rivoluzione del
digitale".
In questa penetrazione
sempre più profonda della fotografia nel tessuto sociale,
specialmente italiano, la Bencini ha sicuramente avuto un
ruolo
importante perché la filosofia costruttiva che ha sempre
guidato
questa azienda è stata la semplicità e
l'economicità dei propri
prodotti, per renderli alla portata di tutte le tasche.
Sicuramente sono stati
migliaia gli italiani grandi e piccoli che soprattutto negli anni 50
e 60 si sono avvicinati alla fotografia ed hanno scattato le prime
immagini utilizzando gli apparecchi Bencini, magari una Comet;
molti di loro sono rimasti degli emeriti sconosciuti, dilettanti che
si limitavano a fotografare la famiglia in vacanza al mare o in
montagna, ma qualcuno di questi è diventato col
tempo tanto
bravo da entrare con merito tra i grandi della fotografia
italiana
Il caso più
eclatante è
sicuramente quello di Mario Giacomelli (classe 1925): la vigilia di
Natale del 1953 acquistò una Comet ed iniziò a
scattare fotografie
sulla spiaggia della sua Senigallia. Quella fu la fotocamera con
cui scattò le immagini più importanti, quelle che
lo fecero
conoscere in Italia e fuori dai confini nazionali, che lo resero
famoso, la fotocamera che utilizzò fino alla morte
nel
Novembre del 2000.
Forse il caso
di
Mario Giacomelli è unico nel suo genere considerando la
particolarità del personaggio, ma ci sono altri
importanti
fotografi che iniziarono con una Bencini per poi passare ad altri
apparecchi: ad esempio Luigi Ghirri (classe 1943) che
iniziò a
fotografare a 14 anni sempre con una Comet per poi passare, una
decina di anni più tardi, ad altri apparecchi più
complessi e con
meno limiti tecnici.
Esiste poi un motivo
molto più vicino al mondo del collezionismo che
può essere da solo
un buon motivo per scrivere un libro sulle Bencini. Nel
seguire per anni le aste in Internet mi sono reso conto che le Comet,
le Koroll e gli altri apparecchi Bencini sono tra le
fotocamere
di fabbricazione italiana più offerte e più
scambiate, le offerte
provengono praticamente da tutto il mondo; non solo Italia e paesi
europei ma anche Stati Uniti, Sud America ed Australia sono i
paesi in cui vivono le persone che vendono e comprano le Bencini.
Sicuramente la grande offerta è dovuta al fatto che
questi
apparecchi furono fabbricati in grande quantità ma
forse si può
ritenere che malgrado la semplicità questi apparecchi
suscitano
comunque un interesse tra i collezionisti. Spesso nelle
inserzioni delle aste ci sono imprecisioni, a volte veri errori e ,
naturalmente, anche esagerazioni: si capisce, pur di vendere
qualcuno calca la mano.
Ed
allora in questo libro
ho messo tutto quello che ho scoperto in 20 e più anni di
“attività”.
L'ho voluto chiamare “Il
Grande Libro della Bencini” perché per i motivi
che sopra ho
cercato di spiegare ritengo che, nel loro genere e con tutti i
limiti tecnici, le Comet, le Koroll e tutte le altre
fotocamere
della fabbrica milanese meritino un posto nella storia degli
apparecchi fotografici al pari delle Leica, delle Zeiss o di altri
apparecchi più blasonati.
Ho voluto
dividere il
libro sostanzialmente in due parti. Nella prima ho parlato
della storia di questa azienda, o almeno di quello che ritengo sia la
sua storia dopo aver letto tutto quello che sono riuscito a trovare
sull'argomento in libri precedenti o articoli su
riviste.
Nella seconda parte ho
parlato delle fotocamere: questa parte è organizzata in
schede, una
per ogni apparecchio o gruppi di apparecchi simili, in cui ho messo
tutto quello che ho scoperto soprattutto in termini
di
varianti. Con questa divisione ho cercato di rendere meno
noiosa la lettura del libro anche ai non collezionisti ed
anche
più agevole la ricerca di informazioni sul singolo
apparecchio.
Ed
infine i
ringraziamenti: a Bruna, mia moglie, alla Sig.ra Antonina Tagliavia
Malavolti e a Dario per l'aiuto morale e materiale, senza dimenticare
un caro ricordo per il grande pioniere Mario Malavolti a cui noi
tutti collezionisti di fotocamere italiane dobbiamo qualcosa.
Buona lettura
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